Gioisco pensando al sesso (del nuovo nato…): il terzo posto nella linea di successione era garantito in ogni caso, ma son felice che non sia femmina perché questo fatto ci evita il penoso processo di scelta del nome che avrebbe, secondo me, incluso quasi certamente la buon’anima della nonna. In questo particolare momento storico, un flashback non avrebbe giovato a livello di principi istituzionali, trascinati dalla nostalgia, senza considerare i veri valori su cui si basa una solida tradizione. Già immaginavo “Diana, Elizabeth, Mary, Victoria” con conseguente scandalo a corte e il popolo giubilante, preso da un entusiasmo non ponderato… Ma la sorte è stata clemente e un”George, Alexander, Louis” rimette a posto i parametri, lasciandoci serenamente continuare a godere della solidità della monarchia britannica. Certo, da dei prìncipi di nuova generazione forse ci saremmo aspettati un nome diverso e penso ad una citazione nel film “il Gattopardo” dove un affascinante Delon dichiara allo zio, (Lancaster) Principe di Salina: “perché tutto resti com’é, tutto deve cambiare” . Non è questo il caso, il buon senso ha vinto. Ci sono stati, ci sono e ci saranno dei cambiamenti, ma al passo con i tempi, senza forzature. Il voler rompere gli schemi non paga; vale piú una consapevolezza sostenuta da intelligenza e cultura storica che non tenda a sovvertire il presente ma a voler mutare, se necessario, delle strutture attualizzandole, che una protesta contro il sistema che poi non si è in grado di gestire, cadendo nell’ordinario di una vita squallida.
Il Duca e la Duchessa di Cambridge hanno dimostrato un’eccelente carattere ed un rispetto per l’eredità che un monarca inglese porta nel proprio essere in quanto tale. I tempi presenti son difficili per tutti, c’è solo bisogno di certezze e il saper frenare un’eventuale esuberanza giovanile agli stimoli della realtà corrente é segno di grande maturità e consapevolezza del ruolo che si ricopre. Non ultimo, la scelta dell’outift della Duchessa di Cambridge che era evidentemente studiato nel dettaglio: polka dots su fondo azzurro, assimilabile al look della Principessa del Galles per la nascita di Principe William, che aveva scelto un fondo verde, come le colline inglesi. Questo dimostra che nulla è lasciato al caso nel protocollo del piú potente impero esistente al mondo. Ogni piccolo dettaglio, ogni aspetto anche apparentemente vacuo e casuale, è regolato da una solida struttura e disciplina che servono a mantenere il controllo ed il prestigio tramandato da generazioni di grandi personaggi che hanno fatto la Storia.
Un augurio di prosperità a questa giovane estensione della Royal Family, che ancora una volta ha saputo dimostrare la sua grandezza.
Andrea Facchinato – per “God Save The Queen”
Già mi viene l’ansia. Se solo penso a tutto ciò che di mediatico scatenerà questo bambino, sento il diaframma andarmi in cortocircuito. George Alexander Louis… lo vedremo in tutte le sue forme: da neonato, da bambinetto che corre dietro alle oche di Buckingham Palace, da ragazzino che va a scuola con la mamma, con gli amichetti, con le prime fidanzate…
Davvero, mi viene l’ansia. È vero, io stessa ho assistito a Londra alle Nozze di William e Kate restandone rapita, ma ora mi pare di dovermi confrontare con la Monarchia britannica ogni giorno, su qualsiasi questione. Il Royal Baby è una benedizione come qualunque altro bambino e sarebbe una vera occasione per il mondo se, per merito suo, venisse posto l’accento sulle questioni legate all’infanzia negata. Ma che senso ha colorare le cascate del Niagara di azzurro e la Coca Cola che in Piccadilly Circus scrive: “Condividi questa Coca-Cola con Kate”?
Bene, bravi, bis. E adesso? A me pare che si voglia cambiare tutto per non cambiare nulla, a partire dallo stile di Kate che arriva con un abito che ricorda quello della mamma di William, trentadue anni fa. Tutto è già prestabilito nella Monarchia inglese. Ecco perchè sopravvive.
E allora, ho deciso. Festeggerò l’arrivo di questo bambino fra trent’anni. Quando vedrò che ha lottato per i diritti umani, che ha condiviso i suoi immensi privilegi, che ha saputo portare un passo più avanti la civiltà. Progetti ambiziosi? Beh, sarà o no un re? Dunque, che si dia da fare! Io attendo fiduciosa.
Heidi Busetti – per “God save the Beer”