Sono appena tornata a casa da un viaggio in Francia.
Le valigie disfatte scompongono l’ordine della casa, ma non ho alcun desiderio di sistemarle.
Nella mia testa sono ancora a Mulhouse, in Alsazia, dove sono stata per la testata Familygo.
Siamo dunque partiti con tutta la famiglia, come sempre quando facciamo questi viaggi, chiedendo così ai bambini di incontrare persone nuove, culture differenti, piatti dai sapori che non ricordano la tavola della nonna.
D’altronde, se è un vero viaggio deve aprire le porte alla conoscenza e fare nuovi incontri.
E meno anni hai quando tieni tra le mani la tua prima valigia, e più sarà un’esperienza che formerà la tua persona.
Ecco perchè sorrido ogni volta che arriviamo in aeroporto, trasformando la partenza in un momento entusiasmante. I miei figli devono pensare che il viaggio sia sinonimo di cambiamento, e il cambiamento vissuto con intelligenza spesso porta alla felicità.
Quando siamo partiti per Mulhouse non avevamo idea di ciò che sarebbe accaduto. In ogni nostro viaggio infatti, ci viene data la destinazione e la bozza di un programma di cui non conosciamo nulla.
Questo è il motivo per cui le chiamiamo Cacce al Tesoro.
Non sappiamo in che attività ci sperimenteremo. Non sapiamo che incontri faremo.
L’unica cosa che ci vien chiesta è di partecipare totalmente, senza riserva alcuna.
Ecco perchè Francesco, il piccolino di sette anni, si è ritrovato su una tirolese in Austria, mentre Federico, dieci anni, ha vissuto avventure per le quali mia madre mi sta ancora aspettando al varco.
D’altronde come fai a restare a casa, quando il mondo ti attende? E’ lì fuori, lontano dai videogiochi e dalla quotidiana monotonia. E’ lì che vi chiama, in attesa che lo ascoltiate e lo viviate con tutta l’energia che vi è stata donata. Ma più di ogni altra cosa, vi attendono persone che vi dimostreranno quanto ognuno di noi può regalare un ricordo prezioso a qualcun altro.
Così è accaduto a Mulhouse, quando girata la chiave nel cruscotto è seguito il silenzio. Abbiamo dovuto chiamare l’Assistenza, che ci ha inviato un meccanico alsaziano con i capelli tutti arruffati.
“E’ la batteria!” ha concluso il francese.
“Ora la portiamo in un’officina e vediamo di cambiarla. Per quando vi serve l’auto?”
Devid scuote la testa: “Eh, per le quindici di oggi pomeriggio. Dobbiamo tornare in Italia”.
“Benissimo – continua lui – ora risolveremo il problema”.
Devid va con l’ometto, io parto verso lo zoo accompagnata da una gentilissima Clemence, dell’Ente del Turismo di Mulhouse.
La consapevolezza che siamo in mano agli altri è forte. Ora possiamo solo affidarci.
Cosa può accadere? Beh, tanto per cominciare potrebbe servirci un giorno di viaggio in più, come quando siamo stati in Puglia a gennaio, ed abbiamo smarrito le chiavi dell’auto. Oppure potrebbero chiederci parecchi di soldi per la batteria, sanno che non abbiamo alternative.
E invece…
“Vieni – mi dice Devid alle sedici – è ora di ritirare l’auto”. Poi mi mostra un messaggio, scritto in inglese, che lo avvisa del lavoro fatto.
Ci incamminiamo e in dieci minuti arriviamo all’officina autorizzata Renault.
Il colpo d’occhio è davvero singolare. Si perché sopra l’entrata di quello che è un cortile con auto strette l’una accanto all’altra, e l’odore di olio, c’è un glicine ancora in boccio con alcuni bacelli colorati con spray verde acido e fucsia. Un dettaglio di colore, che non ti aspetteresti mai in un ambiente di soli uomini.
Il titolare è un uomo di corporatura robusta, i capelli grigi spettinati, e la stretta di mano decisa.
“Bounjour Madame!” mi dice, accogliendomi.
E io mi sciolgo. Perchè anche solo un saluto gentile può fare la differenza.
Come ci fosse un collegamento, con la mente ritorno all’incontro del giorno precedente, all’Ecomuseo di Mulhouse (leggi qui), dove un uomo nato ne 1941 ha fatto la barba a Devid, con pennello e lametta.
Certo, il contesto dell’Ecomuseo era affascinante, con tutte quelle casette dipinte lungo il piccolo borgo, ma ciò che più mi ha incantato è stato proprio quell’uomo capace di coinvolgerci nella sua arte di barbiere e nella sua storia personale.
Ecco. Quando viaggio e incontro davvero le persone, nel senso che entro a far parte della loro storia, io mi appassiono alla vita. Ed è sempre stato così. Perchè la differenza tra un viaggio e l’altro non è mai stata la bellezza di un posto, quanto l’esperienza derivata dagli incontri con le persone. Le stesse hanno determinato il mio ricordo, e sono state artefici della volontà di tornarci o meno.
Siate consapevoli di questo. Voi determinerete il ricordo di una persona. Voi potrete essere il motivo per cui qualcuno vuole tornare nella vostra terra. Voi sarete un’esperienza felice, una rivalsa per l’umanità semplicemente dicendo “Bonjour Madame!”
Ci è stato data la possibilità degli incontri e dei confronti. Per quanto possibile viaggiate, incontrate le persone, aprite le porte, spalancate le finestre e la vostra vita si inonderà di luce nuova.
Perchè le persone, più di ogni altra cosa, danno valore alla nostra esistenza.
Fotografie: Devid Rotasperti