I bambini mi sono vicino, come fossero pronti ad una nuova avventura. Il treno di notte… che fascino! Dormire cullati dal movimento oscillatorio, mentre lo sferragliare accompagna i sogni. Così pensavo prima di salire sul vagone che ci avrebbe riportato in Italia.Peccato non avessi tenuto conto del ragazzo, responsabile della mia carrozza. Antipatico? In confronto un riccio sotto i piedi sarebbe stato un momento di puro relax. Un austriaco di quelli che ti fanno pensare che, per forza, la principessa Sissi doveva essere una gran zoccola!Partiamo. Tutti in carrozza. La nostra cuccetta ha i letti ancora da regolare: vanno aperti e fermati con l’apposita chiave. Chiamo perciò il ragazzo e gli chiedo, cortesemente, se può darmi una mano. “Ho due bambini e devo metterli a letto” spiego con un sorriso.
Quello sbuffa.
“Not now!”
Ah! Chiedo a che ora si può fare. Mi viene risposto che non potrà prima delle 22.00
Ok. Torno dopo, affermo.
Quando un’ora dopo torna il ragazzo sistema i letti in malo modo. È seccato, evidentemente, tanto che non li ferma nemmeno con l’apposita chiave.
Poi sparisce, sempre sbuffando.Stavo già per dirgli la mia opinione sulla principessa Sissi, memore del fatto che aveva soffiato il marito alla sorella maggiore davanti all’intera corte austriaca, quando, non so perchè, mi sono rasserenata.
“Beh – ho pensato – fa parte del viaggio”.
In quell’istante ho imparato a vivere in modo diverso.
Ci credereste?
Davvero. Ho imparato a respirare in modo diverso. Perchè ho capito che prendendo così la vita, che è lei stessa un viaggio, accetterò molte più cose senza dover ogni volta farmi un fegato da foie gras.
Fa parte del viaggio. Ecco il pensiero liberatorio, il respiro costante, il sorriso della mattina.
E se fa parte del viaggio, va bene che ci sia. Perchè lo sguardo non è rivolto al momento, ma alla direzione, alla meta, al desiderio di camminare.
E allora ci sta il controllore stronzo, l’austriaco felice, la fatica quotidiana. Ci sta lo scrivere un libro senza pretendere che diventi un best-seller, litigare con il vicino, perdere le chiavi di casa.
Ci sta il vento, la pioggia, il caldo e il freddo, la rabbia del momento, il pensare che tutto alla fine abbia un senso.
Non sono un guru. Non ho le chiavi della felicità.
Però ricordatevelo la prossima volta che avrete voglia di spaccare tutto, arrabbiarvi, farvi un fegato così magari per una piccolezza: fa parte del viaggio. Dunque volgete lo sguardo alla meta e lasciate l’austriaco felice lì dov’è. Perchè credetemi, una volta ripartito il treno lui tornerà da dove è venuto, ma voi arriverete a casa con il sorriso sulle labbra.
Photo: Devid Rotasperti